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13/05/2024

Lotus Esprit

Film Agente 007 The Spy Who Loved - Me La spia che mi amava

Lotus Esprit

La spia che mi amava (The Spy Who Loved Me) è un film del 1977 diretto da Lewis Gilbert.

Trama

Due sommergibili nucleari, uno sovietico ed uno britannico, scompaiono nel nulla. 007, dopo essere sfuggito ad un attacco di una squadra del KGB, uccidendo il capo degli agenti, viene incaricato da M di trovare il responsabile di queste scomparse.

A Mosca il generale Anatol Gogol, capo del KGB, incarica il maggiore Anya Amasova nome in codice "Tripla X", di fare lo stesso. I due agenti si incontrano al Cairo dove è in vendita un microfilm che contiene i piani per un sistema avanzato di localizzazione dei sommergibili: dapprima rivali, decidono di unire le loro forze e viaggiano per l'Egitto assieme alla ricerca del microfilm, rubato dal feroce killer dai denti d'acciaio Squalo per conto del folle magnate scienziato Karl Stromberg.

La speciale Lotus Esprit subacquea usata da Bond

Durante il viaggio in treno per la Sardegna, dove si trova la base di Stromberg, Bond salva Anya dall'attacco di Squalo e la loro rivalità si tramuta in affetto. I due agenti visitano la base di Stromberg e apprendono della sua nuova misteriosa petroliera Liparus. Squalo e altri uomini al servizio di Stromberg si mettono all'inseguimento di Anya e Bond, che tuttavia riescono a fuggire grazie alle abilità di guida di quest'ultimo e alla nuova auto fornitagli da Q, una Lotus Esprit dotata di meccanismi di autodifesa che si trasforma, all'occorrenza, in un sommergibile. Più tardi Anya scopre che James Bond è il responsabile dell'uccisione del suo fidanzato in Austria (all'inizio del film) e giura che una volta che la loro missione sarà conclusa lo ucciderà.

Bond e Anya a bordo di un sottomarino americano esaminano la base subacquea di Stromberg Atlantis scoprendo che il sistema di localizzazione rubato è in attività. Ad un tratto fa la sua comparsa la petroliera Liparus che cattura il sottomarino. Stromberg mette in atto il suo piano: il lancio simultaneo di missili nucleari dai due sottomarini britannico e sovietico catturati per distruggere Mosca e New York. Ciò avrebbe innescato una guerra nucleare globale consentendo a Stromberg di fondare successivamente una nuova civiltà sott'acqua. Subito dopo parte per Atlantis con Anya. Bond riesce a liberarsi insieme agli altri sommergibilisti prigionieri e, con il loro aiuto, prende il comando della Liparus e riprogramma i sottomarini affinché si distruggano a vicenda, risparmiando Mosca e New York. Dopodiché Bond e gli altri uomini riescono a sfuggire all'affondamento della Liparus a bordo del sottomarino americano.

Poco dopo al sottomarino viene ordinato di distruggere la base Atlantis, ma James Bond intende prima salvare Anya. Arrivato a bordo affronta e uccide Stromberg, incontrando però nuovamente Squalo; grazie a un tranello Bond fa cadere quest'ultimo in una vasca con dentro un grande squalo tigre. Il killer riesce però ad uccidere l'animale ed a fuggire. Bond libera Anya ed entrambi fuggono in una capsula di salvataggio nel momento stesso in cui la base viene affondata.

Anya ricorda a Bond la sua promessa di ucciderlo e gli punta la pistola, poi però ammette di averlo perdonato e i due si abbracciano. Una nave della Marina inglese recupera la capsula e, con grande costernazione dei superiori britannici e sovietici, i due agenti vengono sorpresi in un abbraccio intimo.

La genesi

Le origini del modello risalgono alla show-car "Silver Car" su base Lotus Europa disegnata da Giorgio Giugiaro per il Salone di Torino del 1972.

Il 1° prototipo in vetroresina (materiale mai usato da Giugiaro) siglato M70 fu curato a Torino da alcuni tecnici inglesi tra cui Oliver Winterbottom (progettista della Elite), Mike Kimberley (in futuro capo ingegnere e direttore della casa) e Colin Chapman.

Un modello in scala fu spedito alla galleria del vento del MIRA (Motor Industry Research Association) per modifiche aerodinamiche.

Il 2° prototipo fu completato nel 1973, dotato di un motore 2 litri 16V in lega d'alluminio, di 140 CV, già usato dalla Jensen-Healey, primo progettato all'interno della casa da Tony Rudd (ex BRM). Per essere montato sulla Esprit fu migliorato nella lubrificazione e nella riduzione delle emissioni.

Il cambio era quello dalla Citroen SM, collegato alla sua leva grazie ad un'asta per la selezione e un cavo per il movimento. Questo componente si dimostrò complesso e "infrangeva ogni legge d'ingegneria" secondo gli uomini della marca, tuttavia funzionò.

La Lotus s'impegnò perché la vettura fosse pronta per il Natale 1974. Colin Spooner si dedicò al telaio e alla carrozzeria, il fratello Brian al cambio, Tony Rudd al telaio e alle sospensioni supervisionando il progetto affinché la vettura fosse pronta per questa data e Colin Chapman la potesse guidare dopo i test invernali del 1975.

La S1 e la S2

Quando fu presentata la Esprit S1 al Salone dell'automobile di Parigi nell'ottobre 1975 una testata specializzata inglese scrisse che "fu presentata la più eccitante e stimolante vettura sportiva inglese dai tempi della Jaguar E-Type."

Una Lotus Esprit S2 John Player Special

La versione definitiva aveva una carrozzeria a guscio in vetroresina supportata da un telaio a trave centrale traliccio posteriore. La conformazione della carrozzeria consentiva alla Esprit di toccare i 210 km/h. Il motore era un 4 cilindri in linea di 1975 cm³ bialbero a 16V capace di 157 CV a 6850 giri/min e 19 kgm di coppia a 4800 giri/min alimentato da 2 carburatori doppio corpo Dell'Orto montato in posizione posteriore-centrale. Il cambio era a 5 marce e la trazione posteriore. L'avantreno riprendeva lo schema delle sospensioni della Opel Ascona a doppi bracci oscillanti. Al posteriore i bracci oscillanti inferiori erano gli stessi semiassi uniti ad un braccio di spinta scatolato. Dei 4 dischi freno, i posteriori erano inboard. All'interno la plancia raggruppava tutti gli strumenti, il volante era in plastica a 2 razze e l'aerazione dell'abitacolo insufficiente così come la visibilità posteriore. Nonostante tutto la vettura fu subito un successo.

Nella seconda serie del 1978 chiamata S2 fu ottimizzato il funzionamento del motore riducendo i consumi. Furono inoltre sostituiti i cerchi Wolprace con degli Speedline, la strumentazione imprecisa Veglia con quella Smiths, installati i fari posteriori della Rover SD1, venne aggiunto uno spoiler e migliorata la qualità costruttiva generale. Nel 1978 venne lanciata la versione speciale per celebrare la vittoria del campionato mondiale di F1, caratterizzata dalla livrea nera con adesivi e scritte "World Champion" dorate lungo le fiancate; in stile John Player Special, storico sponsor della Lotus F1.

La Esprit Turbo

Per una versione supersportiva venne pensato inizialmente un v8 per l'ampio spazio nel vano motore. A questa soluzione (adottata poi in seguito) si oppose il responsabile dei motoristi Graham Akin in favore di un motore 4 cilindri sovralimentato, soprattutto per ragioni di costi.

Una Lotus TurboEsprit ESSEX del 1980

Dai vertici della casa si preferì la seconda soluzione, anche vista l'esperienza della casa nell'adozione del turbocompressore. Nel 1980 la "Turbo" venne lanciata inizialmente con livrea ESSEX come la vettura di F1 Lotus 81 e solo nel 1981 come Esprit Turbo "normale".

Nello stesso anno debuttò il motore "912" sulla versione aspirata: la cilindrata aumentò a 2174 cc, la potenza crebbe del 35% (da 157 a 213 CV) e la coppia del 43% (da 19 a 28 Kgm); le sospensioni anteriori furono ridisegnate e le posteriori migliorate. Il telaio fu reso più rigido del 50% e zincato.

Una Lotus Esprit S3

Strip adesive, spoiler e cerchi dorati distinguevano la Turbo dalla S2. La Esprit Turbo divenne subito un'auto apprezzata per le eccezionali doti di maneggevolezza e di scatto, superiori rispetto alle concorrenti Ferrari e Porsche, nonostante la cilindrata inferiore.

Nel 1980 fu lanciata la S2,2 aspirata, con telaio della S2 e motore di 2,2 litri come la turbo. A inizio 1981 entrò in produzione la S3, col telaio più rigido e le sospensioni della turbo.

Sulla gamma Esprit fu aumentata la qualità degli assemblaggi dal 1976 al 1981.

Il telaio e parti di questa vettura furono utilizzate dal proprietario della Lotus, Colin Chapman al momento della revisione del progetto DeLorean DMC-12 a cui era stato chiamato.

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